Le ricerche sulle nostre alte frequenze
Il ProNexibus Plus® è un dispositivo elettromedicale portatile che emette radiofrequenze controllate alle frequenze di 2, 4 o 8 MHz.
Il dispositivo è stato studiato dall’Università di Padova e Verona e ha dato risultati clinici importanti: grazie ai suoi effetti antiinfiammatorio, antalgico, antiedemigeno e prorigenerativo, il ProNexibus Plus® si è dimostrato efficace sia nel rimuovere il dolore causato da patologie osteomuscolari [1] (es. osteoartite del ginocchio, lombosciatalgia, epicondiliti, osteoartrosi della mano, lesioni e traumi muscoloscheletrici), sia per trattare la spasticità muscolare cronica, nei pazienti con esiti cronici di ictus [2].
Si può quindi dire che l’erogazione delle alte frequenze sia stata un fattore decisivo per trattare questi pazienti.
Altre fonti internazionali sulle alte frequenze?
Il primo riferimento che troviamo, in ordine cronologico, risale al 1986: un gruppo di scienziati Giapponesi mette a punto il Thermotron RF-8 [4]. Questo dispositivo è stato sviluppato per emettere radiofrequenze capacitive alla frequenza specifica di 8MHz: esattamente come i dispositivi elettromedicali FocusMed®.
Senza addentrarci troppo nei particolari – alla fine del documento c’è la bibliografia più significativa dalla quale abbiamo attinto – il Thermotron RF-8 è stato utilizzato numerose volte in svariati contesti e su numerosi pazienti, soprattutto nell’ambito della cura di pazienti oncologici attraverso sessioni di ipertermia mirata alla sede del tumore.
Il Thermotron RF-8, presente dal 1986, è utilizzato ancora oggi. Numerosi studi che usano tale dispositivo o dispositivi simili sviluppati da altri gruppi di ricerca, per trattamenti di diatermia capacitiva, si stanno accumulando: i risultati sperimentali si stanno accumulando e indicano un ruolo terapeutico sempre più evidente delle alte frequenze.
La diatermia capacitiva ad alte frequenze sono state utilizzate inizialmente nel campo oncologico, su pazienti con differenti tipologie di tumore: alla mammella, alla cervice, al fegato, al polmone, al colon. Le terapie con 8 MHz si sono dimostrate più volte efficace nell’aumentare l’aspettativa di vita[5], [6] o migliorare la qualità di vita di questi pazienti, e già negli anni ’90 le alte frequenze hanno dimostrato un significativo effetto antalgico[7].
Accanto ai report dell’efficacia della diatermia ad alte frequenze nei pazienti oncologici, si stanno accumulando evidenze di efficacia della diatermia con alte frequenze anche nel contesto di patologie osteodegenerative: il Thermotron RF-8 è stato utilizzato, con notevole efficacia, nel trattamento di con osteoartrite del ginocchio[8]. I risultati che hanno ottenuto, nel 2011, sono esattamente sovrapponibili a quelli ottenuti dal gruppo di ricerca dell’Università di Padova con il ProNexibus Plus®: il dolore dei pazienti si è ridotto significativamente con un solo ciclo di trattamento ed i pazienti hanno recuperato la funzionalità dell’arto.
In sintesi?
Le alte frequenze, sebbene in Italia siano poco conosciute, hanno una storia di oltre 30 anni di utilizzo alle loro spalle. In questi 30 anni si sono dimostrate efficaci per trattare numerosissimi pazienti con differenti patologie e spesso si sono dimostrate anche più efficaci rispetto alle convenzionali terapie farmacologiche che non danno risultati soddisfacenti soprattutto nel lungo periodo.
Gli effetti avversi immediati del trattamento con alte frequenze sono minimi, se non assenti, e le complicanze a lungo termine non sono mai state riportate: si può quindi affermare che il trattamento con alte frequenze sia efficace e sicuro.
Le alte frequenze rappresentano un nuovo strumento a disposizione del professionista sanitario per poter arrivare rapidamente a dei risultati clinici importanti, precedentemente difficili da raggiungere. È solo questione di tempo prima che le alte frequenze si affermino nella pratica clinica quotidiana grazie alla loro notevole efficacia, valutabile sia dal professionista, ma, soprattutto, percepita anche dal paziente.
Bibliografia
[1] S. Masiero et al., «Short-wave diathermy in the clinical management of musculoskeletal disorders: a pilot observational study», Int J Biometeorol, nov. 2019, doi: 10.1007/s00484-019-01806-x.
[2] Studio pilota sulla gestione clinica del piede equino spastico: l’effetto del ProNexibus Plus, Università di Verona, A.Picelli.
[3] Rinovacelle per il trattamento delle ulcere da piede diabetico, Università di Salerno, B.L. Farina.
[4] M. Abe et al., «Multi‐institutional studies on hyperthermia using an 8‐MHz radiofrequency capacitive heating device (thermotron RF‐8) in combination with radiation for cancer therapy», vol. 58, n. 8, pag. 7, 1986.
[5] M. Franckena et al., «Long-Term Improvement in Treatment Outcome After Radiotherapy and Hyperthermia in Locoregionally Advanced Cervix Cancer: An Update of the Dutch Deep Hyperthermia Trial», International Journal of Radiation Oncology*Biology*Physics, vol. 70, n. 4, pagg. 1176–1182, mar. 2008, doi: 10.1016/j.ijrobp.2007.07.2348.
[6] T. Ohguri et al., «Radiotherapy With 8-MHz Radiofrequency-Capacitive Regional Hyperthermia for Stage III Non–Small-Cell Lung Cancer: The Radiofrequency-Output Power Correlates With the Intraesophageal Temperature and Clinical Outcomes», International Journal of Radiation Oncology*Biology*Physics, vol. 73, n. 1, pagg. 128–135, gen. 2009, doi: 10.1016/j.ijrobp.2008.03.059.
[7] >T. Ohguri et al., «Radiotherapy with 8 MHz radiofrequency-capacitive regional hyperthermia for pain relief of unresectable and recurrent colorectal cancer», International Journal of Hyperthermia, vol. 22, n. 1, pagg. 1–14, gen. 2006, doi: 10.1080/02656730500381152.
[8] H. Shoji et al., «A novel strategy of radiofrequency hyperthermia (neothermia) in combination with preoperative chemoradiotherapy for the treatment of advanced rectal cancer: a pilot study», Cancer Med, vol. 4, n. 6, pagg. 834–843, giu. 2015, doi: 10.1002/cam4.431.
[9] K. Takahashi, K. Takenouchi, H. Nakamura, H. Kurosaki, S. Hashimoto, e T. Kamada, «The effects of radiofrequency hyperthermia on pain and function in patients with knee osteoarthritis: a preliminary report», Journal of Orthopaedic Science, vol. 16, n. 4, pagg. 376–381, lug. 2011, doi: 10.1007/s00776-011-0093-8.